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Venafro

STORIA

La fondazione di Venafro si pensa sia dovuta a Diomede, personaggio della mitologia greca anche se il nome Venafrum ha origini sannitiche però sono stati rinvenuti molti reperti che ci portano a pensare insediamenti risalenti a tempi preistorici. Le prime esistenze certe di Venafro si hanno solo nel 300 a.c quando si trovava sotto il potere di Massimiliano per poi diventare una colonia romana con Augusto. Fra il 774 ed il 787 viene attraversata dalle truppe di Carlo Magno dove si scontrò con i Longobardi. Inoltre, Venafro, il 24 ed il 25 ottobre 1860 ospitò re Vittorio Emanuele II Di Savoia mentre andava a Teano per incontrare Giuseppe Garibaldi. Fino al 1863 Venafro apparteneva alla provincia di Caserta ma poi nel 1811 con la creazione del Distretto di Piedimonte d’Alife si unì a quest’ultimo, nel 1863, inoltre, divenne provincia di Campobasso anche se il popolo non era molto d’accordo entrando a far parte del Molise definitivamente. Nel 1911 fu ospite di Venafro anche Padre Pio che malato mandato qui da Napoli. Il 13 aprile 1914 con Regio Decreto il comune acquisisce negli atti e nel sigillo il titolo di Città di Venafro.

Tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944 fu teatro, come altri paesi dei dintorni di aspri combattimenti fra i Tedeschi lungo la linea Gustav, per la conquista di Cassino e Montecassino. Scambiata per quest’ultima dai piloti anglo-americani, Venafro venne colpita duramente dai bombardamenti alleati il 15 marzo 1944 che causarono circa 400 vittime tra civili e militari.

Tra il centro abitato di Venafro ed il convento dei Cappuccini, è presente il cimitero militare francese dei caduti della seconda guerra mondiale. Nel 1970 fu inclusa nella neonata provincia di Isernia, di cui fa attualmente parte e sulla cui appartenenza del comune, nei periodi precedenti la sua istituzione, si accese una discussione campanilistica.

Nel 1986 le due sedi episcopali della diocesi Isernia e Venafro furono unite aeque principaliter costituendo l’attuale diocesi di Isernia-Venafro. L’antica cattedrale di Santa Maria Assunta assunse il titolo di concattedrale. Inoltre Venafro è famosa anche per il suo olio conosciuto ed utilizzato nell’età romana e citato anche da molti autori antichi.

EDIFICI IMPORTANTI

Cattedrale di San Maria Assunta

Questa cattedrale risalente al V secolo e fu costruita sotto il vescovo Costantino dove già si trovava un tempio pagano fatto con materiali di altri monumenti di epoche precedenti come elementi romani o decorazioni cristiane. L’interno è a tre navate che sono decorate da opere pittoriche del XIV secolo. Dalla navata laterale destra si può accedere alle quattro cappelle laterali. L’aspetto attuale è dovuto solo a lavori di restauro risalenti agli anni 60-70 circa dove hanno levato l’aspetto barocco che c’era riportandolo a quello gotico- medievale. Alla fine del Seicento fu costruito il “cappellone” che sarebbe una cappella in cui amministrare i sacramenti. La chiesa infine è dotata di 5 portali, il portale alla destra di quello principale è porta santa fin dal 1500 e la precede una grande piazza che veniva considerata l’inizio dell’antica cinta muraria cittadina.

Chiesa dell’Annunziata

È uno dei più grandi esempi di architettura barocca della città di Venafro ed in realtà dell’intero Molise. Venne costruita nel Trecento dalla “Confraterna dei Flagellanti” tutti nativi di Venafro, ed è anche stata più volte modificata nel tempo. Fu edificata con materiale proveniente dal vicino teatro romano ed inizialmente aveva una facciata a capanna. Nel corso dei secoli subì molti restauri e la chiesa assunse l’attuale aspetto. Ha un campanile abbastanza alto e con l’aspetto barocco rinascimentale. L’interno a navata unica e conserva un crocifisso del XIV secolo, una tavola cinquecentesca con Santa Caterina, un dipinto con Madonna e Santi e un organo del 1784, tutti affreschi dei pittori partenopei Giacinto Diano e Paolo Sperduti che erano allievi di Vanvitelli. In una nicchia laterale assieme alla testa reliquiario in oro e alcune reliquie dei martiri è accolto il busto argenteo di San Nicandro.

La basilica santuario dei Ss. Martiri Nicandro, Marciano e Daria e il convento

La chiesa fu officiata dai Basiliani sino al 1554, quando papa Sisto V abolì l’ordine, e per molti anni la chiesa venne abbandonata fino alla venuta dei Cappuccini a Venafro, nel 1573. La chiesa divenne il nuovo convento dei Frati Minori Cappuccini, e il primo rettore fu Padre Giovanni Maria da Tusa. Fu il decimo convento della provincia cappuccina di Sant’Angelo, papa Gregorio XIII con la bolla del 1577 affidava la chiesa ai Padri, che vi rimasero sino al 1811, anno di soppressione di quest’ordine con le leggi francesi, ma fu riaperto nel 1816. Nel 1867 fu nuovamente chiuso con le leggi piemontesi, e la struttura conventuale passò al Comune di Venafro, che lo utilizzò come cimitero pubblico. Nel 1870 la custodia venne ridata ai Cappuccini nella persone di Padre Clemente. In questo periodo, a cavallo tra Ottocento e Novecento, il convento ospitò anche il giovane Francesco Forgione, futuro padre Pio da Pietrelcina, nel periodo della malattia di Padre Pio sarà anche rettore della chiesa di Santa Maria del Monte presso il castello Monforte a Campobasso. Nel periodo del fascismo il convento venne poi ampiamente rifatto nell’esterno, con il restauro della facciata romanica, e l’aggiunta di altri ingressi, e la ricostruzione totale del campanile a torre, mentre gli ambienti conventuali venivano ammodernati.

Chiesa di Cristo

La chiesa sita in via Cavour fu costruita nella seconda metà del Cinquecento e ampliata, assumendo la forma attuale, nella seconda metà del Seicento. L’interno apparentemente a croce latina e invece a navata unica. Infatti tra l’aula e il presbiterio un finto transetto, limitato ad un accenno, si apre con delle false prospettive in stucco che riescono a dare l’impressione dell’esistenza del transetto. Al suo interno sono presenti stucchi di cornici e capitelli di notevole pregio e fattura. Sono presenti diverse tele pregevoli e in apposite nicchie sono presenti le statue dei 4 evangelisti in alto nella navata. La chiesa presenta 2 piccole cupole senza finestre, un campanile alto dall’aspetto barocco simile a quello dell’Annunziata. La facciata presenta un grande finestrone ed è preceduta da una scalinata.

Chiesa di San Francesco

La chiesa sorge in piazza Nicola Maria Merola con l’aspetto barocco presenta sulla facciata una statua della Madonna Immacolata. La prima edificazione di questa chiesa risale al XIV secolo e la leggenda dice sia stata fondata da San Francesco. A causa di diversi terremoti è stata più volte chiusa al pubblico e restaurata o ricostruita. L’interno, con una navata unica, nei lati presenta diversi altari di marmo e varie tele raffiguranti diverse scene sacre, sullo sfondo invece si innalza l’altare marmoreo sul quale si erge un baldacchino dalle forme barocche all’interno del quale è presente la statua della Madonna con una corona d’oro. Dalla chiesa è possibile accedere agli scavi sottostanti scoperti con il restauro determinato dall’evento sismico del 1984.

Il Castello Pandone

Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l’intera popolazione. Il fossato non venne mai del tutto completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni in cui era costretta a lavorare. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio ad ovest e una postierla ad est. Postierla che permetteva l’accesso di un cavaliere alla volta e pertanto poteva essere controllata da una sola guardia. Enrico Pandone lo trasformò in residenza rinascimentale aggiungendovi un giardino all’italiana, un arioso loggiato e facendolo affrescare con le immagini dei suoi poderosi cavalli. I cavalli per il conte rappresentavano la sua attività principale. Ancora oggi i ritratti di cavalli in grandezza naturale, in numero di ventisei e realizzati in leggero rilievo, decorano tutto il piano nobile e costituiscono un’esclusiva per il castello di Venafro. Nella sala dei cavalli da guerra primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio, donato da Enrico a Carlo V. Enrico rimase sempre devoto a Carlo V fino alla discesa di Lotrec dalla Francia. Carlo V ebbe la meglio sul francese e il tradimento costò ad Enrico la decapitazione in Napoli. Al di sotto del piano di ronda un camminamento con feritoie permetteva il controllo del maniero dal piano del fossato. Il camminamento è interamente percorribile. Nel XVII secolo il Castello, dopo essere stato della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti-Savelli, familiari di Sisto V, e nel secolo successivo alla potente famiglia dei di Capua. Giovanni di Capua lo trasformò nella sua residenza in vista del matrimonio che avrebbe dovuto contrarre con Maria Vittoria Piccolomini, agli inizi del Settecento. Grandi lavori furono intrapresi tra cui la rimozione di gran parte dei cavalli fatti realizzare da Enrico Pandone. Matrimonio che rimase un sogno per l’immatura scomparsa di Giovanni. Lo stato avanzato dei preparativi per tale evento aveva portato a concretizzarlo nel grande stemma, che è ancora nel salone, dove l’unione dei blasoni delle due casate ricorda un avvenimento che non è mai accaduto. Dopo anni di lavori di restauro, che come tutti gli interventi ha momenti felici e meno felici, il Castello di Venafro ospita convegni e mostre e può essere visitato ogni giorno. Dal 2013 il Castello è sede del Museo nazionale del Molise, con una ricca Pinacoteca di testimonianze artistiche molisane, confrontate con altre di proprietà statale, provenienti dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta.

Musei di Venafro

Venafro ospita anche due musei: museo archeologico e museo winterline

Museo archeologico di Venafro

Questo museoospitato nellìex convento di Santa Chiara nasce nel giugno del 1931 quale esposizione della raccolta di materiale scoperto poco più di un decennio prima, in maniera del tutto casuale durante la costruzione di un edificio alle pendici di monte Santa Croce. Della scoperta facevano parte capitelli, cornici e statue tra cui anche due grandi statue maschili vennero identificate in Augusto e Tiberio, secondo l’usanza del tempo però vennero trasferite nel Museo Nazionale di Napoli. Negli anni successivi, altro materiale si aggiunse alla raccolta originaria, ma gli eventi della seconda guerra mondiale decretarono la chiusura del museo anche perché i locali del convento vennero utilizzati per accogliere gli sfollati. Solo negli anni 60, la Soprintendenza del Molise riesce a ricostruire il museo grazie alla donazione del convento di Santa Chiara allo Stato da parte del comune di Venafro.

Museo Winterline

Questo è un museo storico-militare italiano dedicato alla storia della Winter Line (linea invernale), ovvero la linea fortificata difensiva approntata dai tedeschi nell’inverno del 1943. E’ gestito dalla Associazione WinterLine Venafro ONLUS, è situato nel centro storico della città, presso il Palazzo De Utris ed espone reperti storici risalenti alla seconda guerra mondiale. Il Museo WinterLine è una tra le principali strutture presenti in Molise che caratterizza e valorizza la riscoperta del territorio molisano.

TRADIZIONI VENAFRANE

Festa dei martiri Nicandro Marciano e Daria

Nicandro e Marciano erano due soldati romani e secondo la tradizione Daria era moglie di Nicandro. Pur consapevoli dei rischi che comportava la loro scelta decisero di consertirsi al cristianesimo. Furono arrestati e condannati a morte per non aver voluto rinnegare la loro fede il 17 giugno del 303 d.C.. Il 15 giugno, a mezzanotte, presso il convento dei cappuccini, si ufficializza l’apertura della festa patronale con il suono di un motivetto ripetitivo eseguito da una piccola banda composta di elementi semplici che viene chiamata “bandarella”. Centinaia di persone, nonostante la tarda ora partecipano a questo evento unico e suggestivo. Infatti per tutta la notte il motivetto viene ripetuto per le strade della città annunciando a tutti l’inizio dei festeggiamenti.

Il giorno 16 giugno si apre con fuochi pirotecnici, suono di campane, la santa messa in basilica al mattino e il giro delle bande musicali. Ed è proprio in questo giorno che si svolge la solenne processione che alle 19,30, dalla chiesa dell’Annunziata, porta il busto argenteo e le reliquie di san Nicandro e le reliquie di san Marciano e santa Daria presso la basilica alle porte della città dove si svolgono i solenni vespri cantati presieduti dal vescovo. Nella sera vi è un concerto bandistico.Chiesa della Ss. Annunziata: il busto argenteo e la testa di San Nicandro con urna contenente le reliquie dei Ss. Martiri

Il 17 giugno è il giorno in cui si ricordano i tre martiri con numerose messe e il solenne pontificale delle 11,00 presieduto dal vescovo durante il quale c’è la consegna delle chiavi e dei ceri da parte del sindaco al vescovo che le consegna idealmente a San Nicandro ponendole tra le mani del busto argenteo. Accorrono molti fedeli dal circondario. Per quanto riguarda i festeggiamenti civili, la mattina si tiene la tradizionale fiera e durante la giornata c’è il giro delle bande. La sera c’è un concerto di musica leggera con cantanti di fama nazionale.

Il 18 giugno si celebrano altre sante messe. Il simbolo dei festeggiamenti però è la solenne processione serale, caratterizzata dal canto corale dell’inno a dedicato ai santi, dal luccichio delle migliaia di candele portate in processione e dall’enorme partecipazione popolare al corteo religioso. La processione ha inizio verso le ore 20,00 dalla basilica subito dopo la cosiddetta “ammessa”, ovvero l’asta per aggiudicarsi il diritto di portare in spalla le statue, e termina dopo la mezzanotte, quando ha percorso tutto il centro storico cantando nelle varie fermate l’antico inno popolare ai santi martiri. Nella cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo c’è l’omelia del vescovo. Il luogo di conclusione del sacro e solenne rito è la chiesa dell’Annunziata, dove il busto e le reliquie rimangono fino alle festività successive. In questi giorni di festa si svolge la fiera di san Nicandro il giorno 17, si allestiscono eventi collaterali, è presente un luna park in viale San Nicandro, si svolge anche il trofeo San Nicandro, gara podistica di caratura nazionale con atleti provenienti da diverse regioni di Italia e periodicamente si allestisce l’opera di San Nicandro, dramma sacro sulla vita dei martiri.